La comunicazione social è un potente strumento per il tuo brand. Sei d’accordo con questa affermazione? Ad oggi, diciamo, che una grande percentuale della popolazione italiana lo è. Se andiamo però più nel dettaglio ed iniziamo a parlare di personal branding e di cosa vuol dire perseguire una strategia social di personal branding, la percentuale diminuisce parecchio.
Mi è capitato più volte di trovarmi a parlare con persone che avevano opinioni molto contrariate in merito alla strategia social che proponiamo da BSide. Ne ho raccolte alcune: “che intendi per fare video divertenti? Come su TikTok? No, la nostra azienda è seria e se ci mettiamo a fare balletti perdiamo la nostra professionalità. – Dovrei parlare per dire cosa? Io so cosa vuole il mio pubblico e di certo non è vedere la mia faccia. – Si, ho visto queste persone in giro sui social che parlano del loro lavoro ma tanto a chi interessa il mercato è saturo! – I miei amici poi? Mi prenderebbero in giro. – Facciamo solo delle grafiche, no? L’importante è che si veda il prezzo! – A me non interessa fare follower! – Possiamo comprare follower, no?!”. Potrei continuare ancora ma ripercorrere queste vicende non è molto piacevole per chi, come me, lavora in questo settore e le mie povere orecchie potrebbero ricominciare a sanguinare.
Ho analizzato queste frasi una ad una e, benché dal mio punto di vista sia praticamente immediato disintegrarle, ormai sono abbastanza grande da capire che innanzitutto il modo di vedere le cose varia da persona a persona e che l’informazione relativa a questi argomenti è spesso superficiale. Dopotutto il motivo per cui è nato questo blog è proprio quello di fare chiarezza sul social media marketing con aneddoti di vita quotidiana.
(si, lo so che non pubblico un articolo dal '93. L'ultimo anno è stato pieno di cambiamenti. So anche che questa può sembrare una scusa. Ho sicuramente procrastinato sotto questo punto di vista perché mi sono dedicata alla crescita di BSide sotto altri aspetti che dovevano subire per forza di cose un cambiamento. Magari ne parlerò nei prossimi articoli).
Una strategia social basata sul personal branding è una forma di marketing applicato alle persone. L’immagine che vogliamo trasmettere al pubblico non è preconfezionata o patinata bensì pone l’accento sull’insieme di valori, ambizioni, esperienze, risultati, ecosistema che costituiscono le persone che a loro volta costituiscono il brand. Se un brand è fatto di persone e le persone sono fatte della propria personalità perché non dovremmo comunicarlo agli utenti online? Non dovrebbe essere il modo più efficace e semplice per raggiungere la fetta di mercato a cui vogliamo proporre i nostri prodotti e/o servizi?
Proviamo a dare delle risposte agli avvenimenti accaduti che ho elencato in precedenza utilizzando un altro punto di vista.
Il “video divertente” che spesso si associa erroneamente ed esclusivamente a TikTok non vuol dire “video stupido”. La verità è che per creare un contenuto divertente, non stupido e professionale che coinvolga il team ci vogliono coesione, impegno e lavoro di squadra. Grandi indicatori della salute del tuo brand. Studiare un modo simpatico per parlare del proprio lavoro mettendo in risalto le caratteristiche personali vuol dire dare al pubblico la possibilità di conoscere le persone che costituiscono il brand e di conseguenza ottenere anche un risultato. Quale? Innanzitutto notorietà. Chi vede i contenuti che proponi molto probabilmente guarderà anche il tuo profilo e saprà come ti chiami e di cosa ti occupi (a proposito il tuo profilo è ben strutturato da far capire chi sei e cosa fai nella vita?). Il contenuto è piaciuto? Bene, la prossima volta è probabile che l’algoritmo suggerirà il tuo nuovo contenuto allo stesso utente. Se sei stato particolarmente in gamba nell’esprimere un concetto in modo divertente chi ha visto il tuo contenuto lo avrà condiviso con suo amico o nella sua storia raggiungendo così altre persone che verranno a conoscenza della tua presenza online (il vecchio passaparola). Se poi la tua bravura ha portato l’utente addirittura a seguirti vuol dire che d’ora in avanti hai l’occasione di mantenere questa nuova relazione e proporre la tua offerta. “Continuare” già, perché è la costanza che fa la differenza come in tutte le cose. Se ti allenassi una volta al mese o una volta ogni 3 mesi i tuoi muscoli ti prenderebbero sul serio? Forse no. Penserebbero: “ri-eccolo, oggi è qui a proporci questa scheda di allenamento assurda dopo tutto questo tempo di inattività e pretende che noi facciamo il miracolo in una notte!”. Un po’ come chiedere agli utenti online di cercarti, trovarti, esserti fedeli ed acquistare ciò che proponi nonostante le tue pubblicazioni avvengano una tantum. Insomma lo sforzo è tutto in mano ai clienti.
Parlare al proprio pubblico o ad un potenziale pubblico è una possibilità straordinaria. Chi meglio di te può parlare del tuo prodotto o servizio? Se il mercato fosse davvero saturo tutti i nuovi profili che con costanza adottano una strategia social di personal branding non avrebbero risultati, non credi? Il modo che abbiamo di comunicare attrae un tipo di pubblico affine alla nostra persona e ai nostri prodotti e servizi. Accade grazie all’empatia. Una persona può risultare simpatica per te ed antipatica per un tuo amico. Ti sei mai chiesto come mai ti affezioni ad alcuni account ed altri no nonostante abbiano detto la stessa cosa? No, non sono le sponsorizzate. È l’empatia. Ci leghiamo a ciò che ci sembra più simile e ci comprende, non solo professionalmente ma anche umanamente. È questo il grande segreto.
Tutti abbiamo avuto qualche remora nell’esporci nel corso della nostra vita. “E se ridono di me?” – “I miei amici mi prenderanno in giro”. Qualunque cosa facciamo è esposta a giudizio. Sono certa se un amico vero ti prende in giro lo fa con affetto e che se vuole può anche affrontare un argomento in maniera costruttiva (in caso contrario cambia amici). Se poi il problema è un qualsiasi mancato opinionista che ha da ridire su tutto e tutti sui social perché non ha obiettivi propri e si nutre di insoddisfazione, beh ti consiglio il libro di Giulio Cesare Giacobbe “Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita“. La grande paura di esporsi online è identica alla grande paura che proviamo nell’essere noi stessi nella vita di tutti i giorni. Superare entrambe può portare a raggiungere nuovi traguardi personali e lavorativi.
L’importanza di chiamarsi grafico. I post grafici sono ottime soluzioni per spiegare concetti ma nessuno di questi batterà mai il tuo volto che parla, esprime sensazioni e si emoziona perché crede in ciò che fa. Spesso si è certi di conoscere i propri clienti ma è impossibile conoscere uno ad uno i loro pensieri, i loro cambiamenti, le motivazioni dietro ad un acquisto o all’iscrizione di una newsletter. E se condividendo contenuti online i risultati delle insight ti facessero capire appieno le motivazioni legate ai loro bisogni? Bella sorpresa eh?
Non avere cura di “fare follower” è un po’ come dire “beh se entra qualcuno nel mio negozio a me non interessa”, al contrario pensare di acquistare follower è un po’ come dire “o entri nel mio negozio o ti faccio un dispetto”. Quanti entreranno, quanti acquisteranno e quanti torneranno?
Fabrizia