Lo scorso weekend ero in giro con amici. Quasi estate. Quasi fine del coprifuoco. Quasi pace dei sensi. Mi capita spesso di parlare di lavoro durante il mio tempo libero e trovo sempre istruttivo ascoltare il parere di chi mostra interesse per la mia attività. Quasi sempre. A volte capita di incontrare il tipo di turno che parte già prevenuto. Ti guarda stizzito e, convinto del fatto che riceverà da te risposte che non lo soddisferanno, decide comunque di estorcerti una consulenza a 360 gradi senza tenere conto di orario e luogo. Tra le varie richieste, passando per l’intramezzo sul classico pippone dell’agenzia di turno che gli ha stilato un preventivo di cui non è convinto soprattutto per il prezzo, arriva sempre il domandone finale. Questa volta rivoltomi dal suo accompagnatore: “quanto costa quello che fai?”. A questo punto la mia faccia assume una specie di smorfia che non riesco e non riuscirò mai a nascondere. Forse perché non la voglio nascondere. Mi indispone sempre questa domanda. Chiedere il prezzo di un servizio senza conoscerne il valore e comprenderne il funzionamento è come chiedere a qualcuno di uscire dicendogli “guarda non me ne frega assolutamente nulla di cosa pensi e del tuo essere. Te o un’altra persona non avrebbe fatto differenza stasera”.
Quantificare un prezzo a naso senza conoscere gli obiettivi e la storia dell’azienda su cui andare a definire una strategia non è professionale. Secondo queste persone c’è un listino prezzi per tutto. E deve essere cheap. Come se io la mattina mi svegliassi, aprissi il chiosco in spiaggia e iniziassi la mia attività di vendita di cocchi. Attività per la quale avrei comunque dovuto calcolare già in precedenza quando e come raccogliere i cocchi. Tenere quelli buoni e scartare quelli non buoni. Calcolare il tempo che mi è costato per svolgere questa attività, i costi di trasporto, eventuali aiuti extra e le spese legate alla gestione e al mantenimento della mia attività. Inoltre che tipo di cocchi vendo? Come li vendo? Aperti? Chiusi? Su un vassoio? Serviti al tavolo? Tovaglioli ne abbiamo? Posti a sedere all’ombra? Se a 300 mt aprisse un chiosco che offrisse anche un servizio di massaggio al viso con olio di cocco?? Che faccio? Eh, non è più così idilliaco pensare a questo lavoro come quando durante lo stress quotidiano si dice: “Basta! Me ne vado a vendere cocchi su una spiaggia!”, vero?
Sta di fatto che la cosa più ironica di tutto ciò è che, alla domanda “quanto costa quello che fai?”, il tipo di turno si da una risposta da solo anticipando la tua e dicendo: “eh TROPPO!”. A questo punto la conversazione andrebbe definitivamente chiusa ma ahimè, quanto mi piace prendere una posizione e rispondere comunque in modo carino nell’inutile speranza che il soggetto avverso capisca non ve lo so quantificare (neanche questo!).
La verità è che nel 2021 non è tollerabile (almeno per me) che persone appartenenti alla generazione Millennials, e che quindi dovrebbero essere super capaci di comprendere argomenti quali comunicazione, web marketing, social media ecc, pensino ancora che pubblicare un post voglia dire buttare una foto e due parole online.
Quanto costa allora “quello che faccio”? Iniziamo a dare un nome a quello che faccio. Io sono una digital strategist. La mia mission è quella di definire strategie di social media marketing in grado di supportare le aziende nel raggiungimento degli obiettivi prefissati nel proprio mercato di riferimento. Come? Attraverso la gestione dei social network e delle campagne pubblicitarie collegate ad essi. Il tutto attraverso una consulenza costante messa a disposizione delle aziende che si avvalgono della professionalità e della competenza della mia figura e dei miei collaboratori che lavorano con me al progetto. Vi sembra complicato? In realtà ci sono tante altre cose da spiegare. Tipo la definizione del tone of voice, strutturare un calendario, avere risposte sempre pronte davanti alle esigenze dei clienti, risolvere gli imprevisti, proporre nuove idee e così via. E la creatività? Ti svelo un segreto: non abbiamo un sacchetto magico da cui estraiamo idee. Le idee migliori mi sono venute nei momenti più improbabili. E il tempo? Tutto quello che serve. Senza pause il più delle volte.
Quando a qualcuno tutto ciò sembra superfluo consiglio sempre i servizi di cui ho sentito parlare. 500 euro all’anno full optional. Sito web, social media, 100 euro in regalo di Facebook Adv e tanto altro ancora! C’è l’imbarazzo della scelta in questo mare fatto di false promesse e disservizi.
Immagina di entrare in un ristorante e dire al proprietario: “ti do 500 euro ALL’ANNO e vengo a mangiare ogni volta che voglio”. Non sto dicendo che un costo elevato è garanzia di un servizio ottimale. Bisogna sempre tenere conto di cosa è necessario per sviluppare un progetto, da dove si parte e dove si vuole arrivare.
La comunicazione funziona se è a due sensi. Bisogna essere compatibili per creare qualcosa di straordinario insieme. Bisogna parlare la stessa lingua e aiutarsi a comprendere ciò che non si conosce. Bisogna sentirsi soddisfatti e proprio agio con il tipo di comunicazione utilizzato. E questo vale in tutte le relazioni della nostra vita.
Fa