Che cosa abbiamo imparato da questa quarantena?

Lunedì 18 maggio l’Italia torna operativa.

Solo due mesi fa ci preparavamo all’inizio di una lunga quarantena. Oggi impariamo ad approcciare ad una realtà diversa da quella a cui eravamo abituati. Un mondo cambiato che resterà per sempre segnato dal lockdown del 2020.

Negli ultimi due mesi abbiamo imparato a sopravvivere. Certo, non possiamo paragonare la nostra situazione a quella dei nostri predecessori che hanno vissuto la guerra. Al giorno d’oggi usufruiamo di comfort non indifferenti. Sta di fatto che molti di noi per la prima volta si sono trovati ad affrontare una situazione di panico, pericolo ed apprensione che ha coinvolto quasi l’intero pianeta.

Mentre attendevamo il ritorno alla normalità abbiamo imparato a gestire la nostra routine in maniera diversa. Abbiamo dato spazio alla creatività. Abbiamo lavorato da casa guardando al soggiorno come spazio dedicato alle call conference e al relax, abbiamo condiviso gli spazi con persone che amiamo e che allo stesso tempo ci hanno fatto impazzire, le mamme hanno inventato giochi per tenere i figli impegnati, ci siamo improvvisati pizzaioli, chef, arredatori, addetti alla gestione delle pulizie, ci siamo occupati di cose di cui prima non avevamo tempo, ci siamo scoraggiati e abbiamo bivaccato sul divano, siamo ingrassati, ci siamo allenati con risultati migliori o peggiori di prima, abbiamo acquistato online, abbiamo apprezzato la solitudine, abbiamo sofferto la solitudine e la distanza, abbiamo apprezzato ciò che davamo per scontato, abbiamo guardato fuori dalla finestra immaginando cosa sarebbe accaduto dopo.

E adesso che siamo alla fine, che cosa abbiano imparato da questa quarantena? Che la comunicazione è una delle chiavi per vivere meglio.

Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione. Zygmunt Bauman

È grazie alla comunicazione che abbiamo tenuto in piedi tutte le nostre relazioni. Abbiamo gestito il lavoro, la lontananza, la troppa vicinanza, le nostre confidenze, abbiamo sfogato la nostra rabbia e così via. Comunicare ci è mancato e lo abbiamo espresso in tutte le forme che avevamo a disposizione. È per questo che in tanti si sono riuniti sui balconi.

E nel digitale? Quanto è stata fondamentale la comunicazione durante la quarantena? Eh si miei cari risposta scontatissima: è stata decisiva per molti.

La maggior parte delle aziende ha scelto di continuare la comunicazione online modificandola in base alle esigenze del momento. Molte piccole e micro imprese hanno approcciato al digitale per la prima volta. Spinte non più solo dalla curiosità ma dalla necessità di non sparire. La vendita online, i servizi di consegna a domicilio e asporto sono stati i tre punti fondamentali su cui si è basata la strategia digitale di questo lockdown.

Comunicare senza mettere da parte il calore umano è la strategia vincente. Farsi apprezzare perché si svolge il proprio lavoro in un momento difficile sotto l’aspetto economico, psicofisico e gestionale perché si è in grado non solo di vendere ma anche di fornire un servizio cucito sulle particolari esigenze dei consumatori.

Qualche esempio? Nel prossimo articolo 🙂

 

 

 

Comunicare sui social network ai tempi del COVID-19

Tre settimane fa non ancora sapevamo bene cosa sarebbe successo. Il calendario editoriale continuava scandire le pubblicazioni social e i suoi rintocchi suonavano rassicuranti. 

Dopodiché la situazione COVID-19 ha preso il sopravvento. Il governo ha emanato le prime restrizioni sull’attività lavorativa. Nei giorni successivi le stesse restrizioni sono state rafforzate. 

Cosa accade sui social network? Che fine fanno i calendari editoriali su cui abbiamo lavorato nei mesi precedenti? Di cosa parliamo ora? Ne parliamo?

Troppe domande? Eppure tutte queste domande sono rimbombate nella testa, di chi come me, lavora con i social media chiedendosi cosa fosse giusto fare. 

Per me, che sono una sostenitrice della verità e del non fare finta di niente, è giusto parlare di quanto accade. Se si affronta un argomento con il proprio linguaggio aziendale, con informazioni veritiere e con educazione e rispetto si può parlare di tutto sui social network (come nella vita). 

AFFRONTARE-CONFRONTARE-COLLOQUIARE 

Il primo passo è affrontare la situazione, bloccare il calendario su cui avevamo tanto lavorato e comunicare agli utenti cosa sta accadendo nella routine aziendale, rassicurarli sul fatto che saranno aggiornati costantemente sui cambiamenti futuri. 

Comunicare la verità genera credibilità. 

Il secondo passo è fatto di due confronti. Uno interno ed uno esterno. 

Il confronto interno è quello con il team aziendale per definire una nuova strategia di brand awareness. Una volta affrontato il problema con gli utenti non possiamo continuare a focalizzarci sull’aspetto negativo. Dobbiamo creare punti di contatto positivi con loro. In momenti di crisi come questo i social network devono rappresentare, ancora di più, un utile strumento di informazione e devono essere veicolati a supportare e ad intrattenere gli utenti con contenuti di qualità. 

Perché una strategia di brand awareness? In questo momento le attività di produzione sono bloccate, le spedizioni devono dare priorità ai beni di prima necessità. La cosa migliore che possiamo fare è comunicare informazioni riguardanti il brand con l’obiettivo di far conoscere meglio l’attività, i prodotti, i servizi, la storia, le iniziative intraprese e così via. Uno storytelling che si rivolga alle persone che devono necessariamente passare la maggior parte del loro tempo dentro casa e che aiuti a spazzare via quell’ondata di negatività che aleggia in tutti i social network.

Inoltre in questi casi bisogna sfruttare una delle componenti che di solito oltre ad essere introvabile, non è acquistabile. Quale? Il tempo! In questi momenti di “calma” (si fa per dire) bisogna prendersi il tempo di analizzare quello che è stato fatto finora, quello si poteva fare (che magari è stato rimandato per mancanza di tempo) e soprattuto quello che si potrebbe fare per migliorarsi. Un buon esempio può essere quello di chiedere ai nostri utenti cosa vorrebbero dal loro brand di fiducia. Un servizio, una prodotto presentato in un altro modo, le idee degli utenti possono essere tantissime.

Il confronto con gli utenti è utile per comprendere:

  1. Come il brand viene percepito (reputation)
  2. In cosa è stato carente finora 
  3. Come può aumentare la soddisfazione dei suoi consumatori 
  4. Che unire le proprie idee a quelle degli utenti può essere il modo migliore per creare/migliorare/modificare un prodotto o un servizio da lanciare nel prossimo anno
  5. Come dare valore ai bisogni dei suoi consumatori

Il confronto è una straordinaria arma di unione

L’ultimo step è colloquiare con gli utenti. Esattamente come abbiamo sempre fatto. Questa volta aggiungeremo un tocco più personale, ancora più umano. 

Perché? A prescindere dalla strategia digitale è importante che gli utenti percepiscano che il brand, nonostante le difficoltà quali produzioni ferme, spedizioni con diverse tempistiche, adattamento delle nuove normative, sia formato da persone che stanno lottando con le stesse incertezze e paure di tutti e che si stiano impegnando per trasformarle in punti di forza. Punti di forza che nel futuro (si spera il prima possibile) siano in grado di far parte dell’enorme ingranaggio che muove tutta l’economia del nostro paese.

Un esempio di ciò che vi dico e che mi riguarda lo trovate sui canali social Confetti Pelino.

Forza!

Fabrizia